Wolfman

Il film è senz’altro visivamente e formalmente perfetto: curatissimo nella costruzione degli ambienti: cupa, densa e nebbiosa atmosfera gotica. Se si va al cinema con il desiderio di immergersi per due ore in ambienti dark, atmosfere vittoriane, boschi ottocenteschi abitati da licantropi e ciminiere londinesi nere e fumose, allora il film appaga e diverte anche molto.
Se si cerca anche la storia, allora lascia un po’ a desiderare perché è stata affrontata in modo più visivo (seppur perfettamente curato) che interiore.
Benicio del Toro è bravo, sembra lupo ancora prima della trasformazione. Anthony Hopkins gelidamente spietato, come sa fare bene lui.

Che fine hanno fatto i Morgan?

Devo ammetterlo: io ho un debole per Sara Jessica Parker. Lei per me è ora e per sempre Carrie la luminosa protagonista di Sex and the City. Per cui non penso di essere del tutto neutrale nel giudicare il film.
Ma ci proverò lo stesso: il film ha davvero un buon ritmo, la Parker e Hugh Grant si scambiano battute brillanti proteggendoci (per fortuna) dal solito film demenziale sulle coppie in crisi (e basta, troppi film hanno reso squallido questo argomento parlandone solo con questo unico tono). Non fidatevi delle 4 battute (le più banali) che mostra il trailer (che infatti stavolta non metterò). Bravi. Commedia non di grandi pretese ma ben recitata e ironia (vedi Hugh Grant) sempre elegante.

Amabili resti

Checché se ne dica..che il film è criticabile (troppo lunga la parte del limbo, un po’ annacquato, la storia a volte un po’ disconnessa) a tratti noioso, però questo film rimane dentro e non lascia indifferenti. Il fatto che il regista sia Peter Jackson (quindi un grande regista) penso c’entri qualcosa. Il lungometraggio rimane sempre capace di suggestionare e emozionare. La storia non è tra le più sopportabili, l’omicidio di una quattordicenne è difficile da digerire. Ma la cosa più difficile è metabolizzare quello che il film fa scaturire dentro di noi dopo averlo visto. Ricordi dei quattordici anni (per chi è stato bambino negli anni “70 è davvero emozionante) e riflessioni sui propri anni attuali: perché la ragazzina, non avendo potuto viverli vede meglio dei vivi e ci mette di fronte a noi stessi. E ci ricorda di stare attenti agli sprechi.
Una strana nostalgia di qualcosa di impalpabile è la nota che più a lungo risuona dopo avere guardato questo film: "amabili resti" della luce e della magia dell'infanzia.

Avatar

Gli alieni di Cameron sono flessuosi, blu, dotati di intensa bellezza spirituale.
E ci mostrano una possibile via per superare l’eterno conflitto tra uomo e natura. Sì perché i Navi (così si chiama la popolazione aliena del pianeta Pandora) insegnano che per non distruggere la natura non basta provare a rispettarla ma bisogna amarla. E quando dico amarla significa fare (simbolicamente) l’amore con lei. E’ così che si uniscono profondamente (anima e spirito) agli animali di cui si servono per spostarsi, che siano cavalli alieni che draghi volanti.
Il film ricco di effetti speciali, si avvale delle più raffinate techiche 3 D, è emozionante e ricco di azione. Come tutti i film nuovi e sperimentali è anche ricco di trovate a volte un po’ ingenue, la trama non è sempre ben costruita, un po’ macchinoso. Ma vale la pena di essere visto (a parere mio) solo per due motivi: i Navi, invenzione di Cameron, indigeni bellissimi, sensuali ma con volti intensamente spirituali, e l’idea che esprimono attraverso i loro splendidi corpi blu: se non ci innamoriamo anima, corpo e spirito (uno dei tre da soli non basta) della Natura, prima o poi, la tradiremo.

Bastardi senza gloria

Tarantino = violenza, sangue, scalpi, cose che di di sicuro possono infastidire e allontanare (anche me) dal desiderio di guardare il film. Ma le limpide e acute costruzioni dei dialoghi, le due o tre scene cruciali del film, la recitazione di una perfezione cristallina(Christoph Waltz ha vinto il Golden Globe) tiene attaccati allo schermo e vale tutto il film! (tra parentesi: il nazismo è a parere mio un pretesto artistico come gli altri temi per Tarantino, ma riuscire a trasformalo in spunto creativo senza cadere nel penoso o nel grottesco può farlo soltanto un grande regista..).

Tra le nuvole

La vicenda dei massicci licenziamenti in USA dovuti alla crisi economica mondiale è lo sfondo per la svolta verso se stessi di un uomo di mezz’età (Clooney) “tagliatore di teste” e quella di una giovane fanciulla in carriera. Entrambi capiranno che la “conoscenza di sé” è diversa cosa “da quanto si conosce di sé”.
Voli, alberghi, nuvole, e…scoperte.

Il riccio

Una bambina prodigiosamente intelligente una donna con una prodigiosa cultura entrambe accomunate da un inverno dell’anima che cerca il suo disgelo. Un giapponese, presenza simbolica che unirài due destini.
Il disgelo arriverà,inaspettato e non cercato, come tutte gli autentici cambiamenti non importa quando non importa se solo per un attimo.
Attenzione alla lucida e acuta frase finale del film.

La doppia ora

La doppia ora: atmosfera ambigua, opaca e fosca…è proprio questo il suo bello. Non si capisce niente e ci si immerge poco a poco nel mondo di Sonia temendo di non uscirne più...