The danish girl

All’inizio ci sono una marito e una moglie. Si divertono insieme, giocano insieme, si rispettano, si amano. Profondamente. Alla fine ci sono due “persone” che ancora si rispettano, forse di più, che si conoscono, che si amano. Profondamente. Questa pellicola è terapeutica a parere mio. A differenza di tante storie dove la coppia si tradisce, non si rispetta, dove uno dei due componenti fa del male, fisico o psicologico, all’altro, dove manca la pazienza e la voglia di darsi del tempo per conoscere la persona che divide con noi le sue giornate e la sua vita, in questo film c’è tanto rispetto. Forse l’ambientazione della vicenda negli anni “20 ha aiutato, ma è proprio la storia tra due individui speciali che fa tutto il resto. Porta verità, pazienza, fiducia nell’amore e sì, anche nel matrimonio. Premio Oscar meritatissimo alla moglie, donna sensuale, vitale, creativa e intensa. Capace di amare in modo vero, non edulcorato, non proiettato. Creativa al punto da saper fare un salto mentale lungo anni luce, capace di portarla al nostro secolo, di farle vedere la “persona” viva e vibrante che si nasconde dietro il volto e gli occhi (ah quegli occhi!) del marito. E lui, già premio Oscar per “La teoria del tutto”, in una prova artistica e umana difficile da dimenticare. Il suo sguardo e il suo sorriso mi sono rimasti impressi negli occhi al punto che penso che non dimenticherò facilmente la femminilità, la dolcezza, la verità di Lili. La sua storia, infine, è raccontata con una tonalità stilistica forse un po' troppo manieristica, eterea, ritrattistica, ma funzionale io credo a non rischiare il materialismo, considerato il tema trattato. Da vedere.