Un'ottima annata

Perdona le mie labbra, trovano gioia nei posti più inaspettati." (Cit. da Un'ottima annata) "Un'ottima annata" è una pellicola americana al sapore di ricordi e di campagna francese. E' romantica, demodé, piena di cliché americani sulla Francia, ma perdonabili perché anche elegantemente polverosa, commovente, fa pensare alla campagna, alle case vecchie e (per me) alla mia infanzia. Russel Crowe è autoironico, in parte, simpatico, convincente. Marion Cotillard la donna che tutte vorremmo essere. Una regia ritmata e velata di un romanticismo leggero, mano di Ridley Scott (il regista di Alien per capirci) e si vede. Da vedere (e rivedere, non stanca) se si ha voglia di un tuffo in un quadro mentre si sorseggia un calice di Bordeaux, sognando un viaggio in Francia.

Dogman

Di Matteo Garrone Imperdibile. Questa è una di quelle volte in cui mi mancano le parole per parlare di un film che mi è piaciuto. Mi mancano perché non posso definire "bello" questo film di una bellezza spietata, crudele, dolorosa e dolorante. È cupo, fa soffrire insieme al protagonista, ci fa toccare un dolore, se ne è sfiorati, quasi fisicamente. Non voglio addentrarmi a spiegare la storia, in parte vera, ambientata in un quartiere degradato di Roma, negli anni 80. La storia è un pretesto per Garrone per tratteggiare con pennellate da pittore la vicenda tragica di Marcello, il protagonista, e la dinamica tragica con il suo antagonista, il "cattivo", l'indomabile, la bestia. Per raccontare, come in una tragedia shakesperiana, i demoni che abitano le vicende degli uomini, le forze che agiscono dentro di loro a cui non riescono e non possono fare resistenza e che determinano il loro destino. I colori desaturati, la fotografia quasi metafisica,la scrittura perfetta,di Garrone, la recitazione incredibilmente realistica degli.attori, sono infallibili nel tratteggiare un inferno neorealistico, claustrofobico e purtroppo senza speranza. Il brutto, però, può essere bello. Anzi, può essere di una disarmante e lucida bellezza.

Gone girl

2014, regia David Fincher Un thrillerone cupo e perverso (perverso soprattutto a livello cerebrale) che fa stare male ma al punto giusto. In alcuni momenti sembra di essere arrivati al limite ma la soglia non viene superata mai, la bravura di Fincher, l'arte è proprio nel buttarti dentro a immagini tanto sorprendenti quanto feroci, e poi rifarti.prendere fiato e sospirare perché il peggio è passato. Si chiama tensione, uno stato d'animo che viene creato e manipolato come creta durante tutta la durata del film. La storia preferisco non accennarla per non spoilerare, si tratta però di una trasposizione da omonimo romanzo, sembra mogliorata rispetto al romanzo, dove i personaggi raccontano molto bene, attraverso le loro visioni e azioni, la nascita e la vita di un rapporto altamente malato. Per uno dei protagonisti addirittura psicotico. Buon film, grande e cupa regia.

Roma di A. Cuaron

Cuaron è un maestro perché in un solo film è riuscito a raccontare in un equilibrio perfetto due sentimenti forti come dolore e speranza. La sua Cleo, la protagonista e le sue donne sono solo l'alba di un nuovo femminile ricco di coraggio e umanità. Cuarón, il regista, è proprio quella figura maschile che manca in tutta la storia raccontata dal film: ha dimostrato una delicatezza rare e un rispetto per la figura femminile in tutta la sua complessità tanto unici quanto preziosi. Il film poi è completamente raccontato con una fotografia sublime. Inoltre, io aggiungerei (mia opinione) che prima di criticare la scelta di aver fatto distribuire a Netflix dobbiamo pensare che un film così poco commerciale, senza Netflix, forse non sarebbe stato prodotto. Vincitore infine di 3 Oscar nel 2019 per regia, fotografia, miglior film straniero.

Serie tv Netflix - Dehli Crime

Appena iniziata: aspettavo una serie così noir, profonda, contemporanea ma anche vecchio stile come scrittura. Sottotitolata, recitata in parte in inglese e in parte in hindi. Tutta ambientata in una Nuova Delhi notturna, nebbiosa, oscura. Gran prodotto. Merita. Dai un'occhiata a "Delhi Crime" su Netflix

La vita di Adele

Ho aspettato la seconda visione per scriverne, e ora penso di aver capito cosa mi ha incatenato a questo film. Mi si è attaccato addosso e per qualche tempo mi sono portata Adele sulla mia pelle, sentendo le cose con il suo mood un po' selvatico, molto crudo, molto vitale. Adele sta nella verità. Sempre. È vera dappertutto in ogni suo gesto, persino nelle punte dei suoi capelli che tocca, muove, sposta lega ci gioca. Lei ci vive, nei suoi capelli. La sua bocca nervosa e sensuale racconta la sua concentrazione che poi si apre improvvisamente in un sorriso infantile e aperto. Tutto in lei parla, il suo volto, così tanto ripreso in primo piano, è un romanzo su cui si scrive tutta la sua storia. Non so come abbia fatto una ragazzina di 18 anni a essere tanto brava. E sono felice che nel 2013 a Cannes, oltre alla regia, il premio sia andato anche alle due attrici protagoniste. Anche Emma, la sua compagna nel film, ha dato prova di bravura, di sfumature incredibili. Penso che questo film vada visto, oltre che per il suo racconto, anche per la sua regia straordinaria, per il suo linguaggio stilistico asciutto, crudo, nudo, spinto e capace di penetrare nella verità profonda dei personaggi. Niente edulcoranti, niente fronzoli, tanta sostanza , tanto (buon) cinema.