Carol

Ieri sera ho visto Carol Non voglio parlare tanto della storia, tratta dal romanzo di Patricia Highsmith, che tratta l'amore omosessuale, vissuto negli anni "50 (quindi con tutto contro) tra due donne, ma del linguaggio cinematografico utilizzato da Todd Haynes e di quello che ha provocato in me perché nulla in questa storia viene raccontato con toni eccessivi: i volti, gli sguardi, gli incontri tra Carol e Terese sono asciutti, sobri ma insieme di altissimo impatto emotivo. Forse proprio perché il regista ha privilegiato un linguaggio "introverso" il racconto silenzioso e muto della passione è lasciato per intero alla grandezza espressiva delle due protagoniste: Cate Blanchett e Rooney Mara (meravigliosa). Gli sguardi intensi e silenziosi di Carol e Terese raccontano tutto il dolore di non poter vivere il proprio amore alla luce del sole, la solitudine, raccontano la disperazione di una madre (la magnifica Cate Blanchett) nel non poter amare sua figlia di 4 anni, gioiosamente e in libertà, raccontano la passione, urgente, che vuole il suo spazio e il prezzo altissimo da pagare per poter essere se stessi, integralmente, fino in fondo. Raccontano l'isolamento, quwl cerchio magico che solo gli amanti hanno la fortuna di condividere con tanta intensità. E ' un film che rimane dentro. Così come rimane impresso il volto di Cate Blanchett, sguardo penetrante, duro, deciso, forte, vibrante ma anche vulnerabile. La scena finale infine è da brividi, solo quella vale tutto il film, mentre la guardavo ero lì anche io, mi avvolgeva la vivevo sulla mia pelle, quasi fisicamente. Cate Blanchett "è" Carol, ed è sempre più brava.

Il Cacciatore e la Regina di Ghiaccio

Ho visto questo film la scorsa settimana...e vorrei scrivere una recensione valorizzandone gli aspetti comici, perché su quelli fantasy preferirei calare un velo pietoso. Iniziamo dalle cose, le uniche. salvabili: le due protagoniste (la terza attrice, cioè la ragazza guerriera non riesco proprio a considerarla): Charlize Theron e Emily Blunt. Brave, bravissime. Oltre che, parlo di Charlize, di una bellezza che non so neanche come descrivere, la quintessenza del femminile. Tutto il resto da buttare: la sceneggiatura della storia più simile a una soap che a un film fantasy, dialoghi al limite della caricatura "o merda, mi è caduto lo specchio magico", siparietti amorosi tra i due, cacciatore e cacciatrice, di un romantico demenziale stile "Uomini e donne" della De Filippi.. e poi effetti speciali che potrebbero essere anni "90. Ma perché? Poteva uscire fuori un bel fantasy in stile Maleficent con Angelina Jolie, bello, scritto bene, recitato meglio e con effetti poetici in sintonia con la storia. Questo mi aspettavo. Invece ho trovato un filmaccio hollywoodiano che disonora il genere, che è pure noioso e che incasserà anche un mucchio di soldi. Peccato. Chiedo scusa per i toni un po' accaldati..e ho anche aspettato qualche giorno prima di scrivere! ;-)

Heidi (il film)

E' un bel racconto, scritto con delicatezza e attenzione, dove ciascun attore è ben calato nella parte e trasmette la sua verità. Prima tra tutti Heidi, una bambina che recita con gli occhi e con un sorriso irresistibile, tanto spontanea quanto poco "hollywodiana", capace di trasmettere l'essenza stessa del personaggio senza mai cadere nella retorica e nel banale (questa ragazzina penso che farà altri film, ha talento). A seguire la recitazione maestrale di Bruno Ganz, il nonno, ruvido, vecchio e forte. Anche lui recita con gli occhi e con un solo sguardo riesce a esprimere con emozione il suo mondo interiore. La fotografia infine fa venire voglia di andare in montagna e correre a piedi scalzi come Heidi e Peter, fa sentire il profumo del formaggio scaldato al fuoco del camino e steso sul pane nero.. Se devo trovare un limite alla sceneggiatura è nell'essersi troppo dilungata sul racconto del soggiorno di Heidi a Francoforte (registicamente fatto benissimo: che claustrofobia quelle finestre impossibili da aprire), e troppo poco sulla vita di Heidi tra le montagne. Di produzione Germanico - Svizzera il film è fedele alla trama originale, ma si sa distinguere con una personalità propria, definita, distinta e decisa: è un invito alla spontaneità, alla verità, al rispetto della effervescente e "selvatica" magia dell'infanzia, e in definitiva alla ricerca di se. Come dice Fabrizio De André "essere se stessi è una virtù esclusiva dei bambini, dei matti e dei solitari."