Heidi (il film)
E' un bel racconto, scritto con delicatezza e attenzione, dove ciascun attore è ben calato nella parte e trasmette la sua verità. Prima tra tutti Heidi, una bambina che recita con gli occhi e con un sorriso irresistibile, tanto spontanea quanto poco "hollywodiana", capace di trasmettere l'essenza stessa del personaggio senza mai cadere nella retorica e nel banale (questa ragazzina penso che farà altri film, ha talento). A seguire la recitazione maestrale di Bruno Ganz, il nonno, ruvido, vecchio e forte. Anche lui recita con gli occhi e con un solo sguardo riesce a esprimere con emozione il suo mondo interiore. La fotografia infine fa venire voglia di andare in montagna e correre a piedi scalzi come Heidi e Peter, fa sentire il profumo del formaggio scaldato al fuoco del camino e steso sul pane nero..
Se devo trovare un limite alla sceneggiatura è nell'essersi troppo dilungata sul racconto del soggiorno di Heidi a Francoforte (registicamente fatto benissimo: che claustrofobia quelle finestre impossibili da aprire), e troppo poco sulla vita di Heidi tra le montagne.
Di produzione Germanico - Svizzera il film è fedele alla trama originale, ma si sa distinguere con una personalità propria, definita, distinta e decisa: è un invito alla spontaneità, alla verità, al rispetto della effervescente e "selvatica" magia dell'infanzia, e in definitiva alla ricerca di se.
Come dice Fabrizio De André "essere se stessi è una virtù esclusiva dei bambini, dei matti e dei solitari."
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