Dogman
Di Matteo Garrone
Imperdibile.
Questa è una di quelle volte in cui mi mancano le parole per parlare di un film che mi è piaciuto. Mi mancano perché non posso definire "bello" questo film di una bellezza spietata, crudele, dolorosa e dolorante. È cupo, fa soffrire insieme al protagonista, ci fa toccare un dolore, se ne è sfiorati, quasi fisicamente.
Non voglio addentrarmi a spiegare la storia, in parte vera, ambientata in un quartiere degradato di Roma, negli anni 80. La storia è un pretesto per Garrone per tratteggiare con pennellate da pittore la vicenda tragica di Marcello, il protagonista, e la dinamica tragica con il suo antagonista, il "cattivo", l'indomabile, la bestia. Per raccontare, come in una tragedia shakesperiana, i demoni che abitano le vicende degli uomini, le forze che agiscono dentro di loro a cui non riescono e non possono fare resistenza e che determinano il loro destino. I colori desaturati, la fotografia quasi metafisica,la scrittura perfetta,di Garrone, la recitazione incredibilmente realistica degli.attori, sono infallibili nel tratteggiare un inferno neorealistico, claustrofobico e purtroppo senza speranza.
Il brutto, però, può essere bello. Anzi, può essere di una disarmante e lucida bellezza.
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