Il filo nascosto
Il protagonista maschile di questa pellicola è un affascinante scapolo che ha superato la cinquantina, tanto ossessivamente bravo nel suo lavoro di sarto per l'alta società londinese (e non solo), elegantissimo, quanto rigido e maniacale. Ecco, Daniel Day Lewis già da solo merita la visione del film. É arrivato ormai a una recitazione che può quasi fare a meno delle parole. Io l'ho visto in lingua originale, in inglese si colgono bene le sfumature della sua voce e e delle sue espressioni. Lui e il protagonista sono una unica cosa, davvero. È impressionante come muove la bocca per dare alcune sfumature ora dolci ora rigide del carattere del suo personaggio.
La storia si muove lenta e implacabile tra immagini di una eleganza aristocratica di una Londra anni '50 che è decisamente un godimento per occhi e orecchie (colonna sonora classica elegantissima). Ma nasconde un "filo nascosto" che é la parte più preziosa del film, l'elemento di verità, che svela la fragilità, la debolezza, l'umanità dei personaggi, di tutti i personaggi. E che non è lontana dalla realtà, anzi. Dinamiche come quelle del film ce ne sono. A me ha fatto un po' incazzare vedere certi comportamenti e un po' soffrire, intenerire, e qui c'è la bravura immensa degli attori. Per questo il film può essere visto anche una fenomenologia di un certo tipo di disturbo comportamentale, di interdipendenza tra il sadico e il maso, raccontata con arte.
Vale la pena decisamente la visione di questa pellicola di Paul Thomas Anderson. Tra l'altro sembra che sia (spero di no) l'ultimo film di Daniel D.Lewis. Mah, chissà, anni fa era scappato per qualche anno a fare il calzolaio a Firenze. E poi è ritornato a recitare ;-)
In ogni caso ora rischia di prendere non so più se il quarto o quinto Oscar. Che attore.
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